Sarà un gemello digitale del mondo reale, una moda passeggera?
Sono settimane che viene spiegato il Metaverso in TV; non è chiaro se sia una strategia per sostenere la visione di Zuckerberg o i bilanci di Meta.
La spinta dei grandi brand Adidas, Nike, Coca-Cola, Gucci, LVMH verso il Web3, sta trasformando il Metaverso in qualcosa di mainstream, che non riguarda più solo giochi e spazi social, ma già ora raggiunge i nuovi canali di acquisto.
L’integrazione dell’AR (Augmented Reality — Realtà aumentata) rappresenta una realtà estesa dell’e-commerce, non solo un’opportunità di differenziazione ma anche uno strumento che accorcia i cicli di vendita e consente ai canali online di crescere in segmenti tradizionalmente dominati dalla vendita in store, fornendo un’esperienza di acquisto coinvolgente con un catalogo potenzialmente infinito, o con la possibilità di partecipare a eventi dal vivo ospitati all’interno del Metaverso.
Alcuni marchi stanno sperimentando attivamente la vendita di prodotti virtuali e/o di realtà ibrida che collegano il mondo virtuale e quello fisico.
Per il momento, Sales e Marketing provano a conquistare attraverso l’E-commerce Metaverse, nuovi clienti; una generazione di nativi digitali e early adopter, a proprio agio con l’economia dei beni digitali.
I brand, con l’ossessione di fornire un’esperienza di acquisto unica, hanno realizzato e-commerce con funzioni di ricerca basati sull’AI, con informazioni dettagliate sui prodotti, condivisione social originali e semplicissime, recensioni, pagamenti facili e sicuri, consegne veloci, ma soprattutto, esperienze d’acquisto iper-personalizzate.
Il fattore chiave del crescente interesse attorno al Metaverso è rappresentato dalla tecnologia AR, anche se privacy e sicurezza dei dati rappresentato seri ostacoli alla crescita del mercato; le previsioni di Boston Consulting Group sono impressionanti. Negli Stati Uniti, dove ci si attende la maggiore espansione, Amazon.com sta già incorporando VR e AR nella sua esperienza di acquisto.
Anche Alibaba.com ha inserito la realtà aumentata tra i grandi trend dell’e-commerce. La sovrapposizione dei contenuti digitali al mondo fisico, potrà consentire di indossare vestiti virtuali, provare o visualizzare i prodotti in 3D prima di effettuare l’acquisto, con l’intenzione di ridurre efficacemente i resi, uno dei maggiori costi per i brand.
L’app di IKEA consente ai clienti di posizionare mobili virtuali nei loro appartamenti, ma ci sono anche aziende che hanno strutturato programmi di fidelizzazione basati su NFT (Token Non Fungibili), in grado di offrire risorse digitali unici con vantaggi VIP, contenuti immersivi unici, inviti ad eventi esclusivi, sconti personalizzati sui prodotti e molto altro ancora.
Da anni, si parla delle nuove esperienze che consumatore desidererebbe vivere nel punto vendita e se il web 2.0, quello attuale, dove l’e-commerce è scollegato dalla fisicità dello shopping di persona con il Web 3.0 si colmerà queste questa lacuna ed il Metaverso diventerà uno spazio digitale dinamico e immersivo, cross-platform migliorato grazie realtà virtuale (VR), realtà aumentata (AR), NFT e altre tecnologie finanziarie decentralizzate.
Per il momento i CEO stanno proteggendo i loro brand pensando al Metaverso più come un territorio fisico e unico da conquistare prima di altri concorrenti. Victoria’s Secret ha presentato nuove domande di marchio per vendere “lingerie virtuale, calzature e accessori moda”. L’Oréal, il prestigioso marchio globale di cosmetici ha depositato 17 nuovi brevetti: offrirà negozi di bellezza virtuali con cosmetici virtuali, preparazioni per il trucco e forse anche avatar nel Metaverso.
Al momento le piattaforme di simil-pseudo-fanta Metaverso sono centralizzate: ovvero costruite, governate e monetizzate da un’unica istituzione. La borsa digitale firmata Gucci, venduta su una di queste piattaforme (Roblox*) è stato venduta per 350.000 Robux, l’equivalente di 4.115 Dollari che tuttavia l’acquirente non può utilizzare, vendere o scambiare al di fuori della stessa piattaforma.
Va ricordato tuttavia, che tramite smart-contract, i marchi possono acquisire royalties, dal 5% al 10% del valore della transazione quando gli NFT vengono rivenduti. E ciò che accaduto a Dolce & Gabbana che hanno generato 5 milioni di dollari in transazioni primarie.
*Roblox ha circa 58 milioni di utenti giornalieri attivi, ciascuno trascorre una media di 2,6 ore al giorno. Nel 2021, gli utenti hanno inviato 2,5 miliardi di messaggi al giorno.
In futuro ci si attende una piattaforma open source, controllata dagli utenti e garantita da blockchain.
Dal 1° luglio 2023 il principale e più conosciuto strumento di web analytics, Google Universal Analytics 3 (UA) verrà sostituito da Google Analytics 4 (GA4); ciò significa che chi entro il 30 giugno 2022 non avrà attivato il nuovo servizio gratuito di Google, l’anno prossimo al momento del pensionamento di Universal Analytics non troverà i dati storici da confrontare. Stessa sorte per chi usa Universal Analytics 360.
Oltre alla comunicazione ufficiale di Big G sulla migrazione a GA4, negli ultimi mesi si sono rincorse numerose notizie e ipotizzati scenari come fronteggiare la scomparsa dei cookies di terze parti, mantenendo o addirittura migliorando le opportunità di tracciamento attuali.
A causa della sentenza Schrems 2, l’esportazione dei dati degli utenti cittadini dell’UE negli USA è stata immediatamente vietata e questo ha obbligato le Ad company a cambiare rotta, ripensando interamente il modello di integrazioni tra browser e sito web, e i tool di analitica.
Nonostante i garanti per la protezioni dei dati personali di alcuni paesi europei abbiano attenuato la portata del provvedimento della Corte di Giustizia Europea imponendo l’anonimizzazione dell’IP e la disabilitazione delle funzioni di remarketing, le aziende proprietarie dei client come Apple Safari, Firefox e Microsoft Edge che rappresentano circa il 40% del traffico ed il 34% del fatturato e-commerce italiano hanno anticipato le decisioni delle Authority disabilitando già delle nuove release: l’audience targeting, il remarketing ed il tracking delle conversioni di adv “sporche”.
Per prepararci al futuro è fondamentale muoversi ora, perché le attività da porre in campo sono diverse, richiedono tempo, la programmazione di investimenti economici, ricordando che i dati persi non potranno più essere recuperati.
Ecco 5 step da cui partire:
1. Aggiornare tutti i tag di advertising e analytics all’ultima versione disponibile;
2. Installare una Consent Management Platform, ovvero una piattaforma di gestione del consenso conforme allo standard IAB TCF 2, il Transparency & Consent Framework conforme al GDPR sviluppato in modalità collaborativa da oltre 650 aziende del settore digital e new media, come CookieBot ad esempio;
3. Implementare il Google Consent Mode (https://support.google.com/analytics/answer/9976101?hl=it) , la soluzione del colosso americano per chi non accetta la profilazione e che gestisce il modello dati delle conversioni attraverso il Machine Learning;
5. Implementare le Facebook Conversion Api, il più grande social network al mondo ha creato una soluzione per identificare gli eventi compiuti da visitatori e acquirenti. Il pixel di tracciamento consentirà ai proprietari di siti web e/o inserzionisti, colpiti primi dall’ITP Intelligent Tracking Prevention (ITP) di Apple e poi dal ban dei devices Apple a partire dalle versioni IOS 14.5 di essere conforme alla normativa GDPR.
Appare chiaro quindi che le piattaforme B2C (es. sito e-commerce, ma non solo) dovranno avere una gestione rigorosa e globale dei dati dei propri clienti, che integri oltre al loro consenso, tutte le operazioni che svolgono online (e offline). Le Customer Data Platform sono già una realtà e diventeranno fondamentali se si desidera integrare sito web, eventi dei clienti/leads e per ottimizzare investimenti in marketing e digital ads.
I canali di comunicazione di direct marketing come newsletter e sms non sono coinvolti da questa rivoluzione, probabilmente le piattaforme di Programmatic Adv saranno quelle più colpite.
Se la battaglia probabilmente tra le Ad Company proseguirà a colpi di browser sempre più sicuri e privacy compliant (ndr Chrome ha dichiarato che eliminerà cookie di terze parti a partire da metà 2023), 8 su 10 marketer (900 intervistati) hanno dichiarato che l’accesso ai dati di prima parte sarà l’unica strategia per avere successo nel digital marketing.
L’accesso ai dati di prima parte sarà l’unica strategia per avere successo nel digital marketing.
Un esempio che questa trasformazione è già in atto, Google ha ufficializzato il 24 maggio 2022 nel Google Marketing Live 2022 che Google Ads già integra la Privacy Sandbox, una tecnologia che consente pubblicità mirata basata su consenso e interessi (Topics) integrata lato browser su una manciata di interessi individuati sulla base della cronologia di navigazione degli ultimi 7 giorni, oppure dal fingerprint, ovvero tutte le informazioni tecniche (dimensioni schermo, plugins presenti, software installato, orologio, sistema operativo, connessioni wireless attive) che è possibile recuperare da ciascun device.
Il digital audio marketing tra streaming generation e smart speaker
Perché la digital audio ads è nel futuro del marketing
La crescita dei social media negli Usa si è arrestata, secondo Edison Research il numero di utenti di Facebook rispetto al rapporto del 2017 ha perso 15 milioni nella fascia 15 – 24, i giovani migrano su piattaforme che danno esperienze più personalizzate.
Negli Stati Uniti, l’ascolto dell’audio digitale ha superato per la prima volta nel 2020 le forme tradizionali di ascolto radiofonico.
I contenuti digital audio sono fruiti da diversi target, ma catturano soprattutto l’attenzione di quelli più giovani: i due terzi della popolazione tra i 12-34 enni ascoltano musica su YouTube, ma crescono gli utenti attivi di tutte le piattaforme di streaming musicale. (Fonte: Emarketer)
L’audio si presta al multitasking, a quei momenti in cui l’attenzione non può essere esclusiva di una sola attività: quando stai cucinando, pulendo, allenandoti, guidando, aspettando un mezzo pubblico o facendo qualsiasi altra attività in movimento, in cui non puoi guardare un video ma solo ascoltare e ciò che ascolti o cerchi in streaming spesso riflette il tuo umore, in tempo reale.
Ci sono persone che devono sempre ascoltare qualcosa, che si tratti di radio, una nuova playlist o di un podcast, utilizzano praticamente ogni occasione per consumare contenuti udibili e ciò che ascoltano rappresenta i loro interessi.
Audio First
Il digital audio marketing oltre ad essere altamente misurabile, può essere mirato con estrema precisione; oltre ai criteri di targeting standard, come dati demografici, posizione e dispositivo (es.: un altoparlante intelligente anziché uno smartphone), si possono usare annunci audio contestuali e coerenti al marchio, consentendo così di raggiungere un pubblico qualificato con interessi, generi musicali ed esigenze pertinenti. Ed inoltre è molto più economico da produrre rispetto ad altre esperienze di spot pubblicitari.
Gli esperti dicono che anche durante l’ascolto passivo, ciò che sentiamo rimane nella nostra mente 5 volte più a lungo delle cose che vediamo. (Fonte: Inc.com)
Nielsen Media Lab ha confermato questo studio: gli annunci audio hanno il doppio della probabilità di aumentare l’intenzione di acquisto rispetto agli annunci display ed il ricordo del messaggio pubblicitario è superiore del 24%.
I dati confermano che sia il forte aumento di contenuti audio che di ascolto, tanto più nel 2020 in cui più o meno tutti abbiamo trascorso più tempo da soli o a casa, ha accresciuto l’interesse per il digital audio marketing.
La Streaming Generation
Secondo IFPI, l’organizzazione che rappresenta l’industria della musica, sempre più persone amano ascoltare audiolibri, musica in streaming, radio online e podcast, il 79% della “Streaming Generation” (15-34 anni), ovvero il pubblico che unisce i Millennials (la generazione Y, nata tra il 1981 ed il 1996) e gli Zoomer (la generazione Z, compresa tra il 1997 ed il 2012) trascorre 2,6 ore al giorno in compagnia di questi nuovi media audio, secondo alcuni dati ogni settimana si consumano quasi 18 ore di contenuti audio. (Fonte: Report 2019 – IFPI)
Per gli appartenenti alla Generazione X, quella delle persone di mezza età nate tra il 1965 e 1980) la percentuale scende, ma rimane ugualmente alta, il 53%.
La “Streaming generation” ha familiarità con ambienti e piattaforme digitali, è desiderosa di costruire connessioni con i marchi che ama a cui attribuisce sempre di più il valore di status symbol .
Non solo è “nativa digitale” ma anche multiculturale, si sente “cittadina del mondo” ciò si riflette sui consumi di musica internazionali e di prodotti/brand globali.
Nonostante tutti siamo fortemente condizionati dall’aspetto fisico e dall’immagine, si sta riscoprendo il valore del suono, grazie anche a tecnologie di “voice recognition” e strumenti come Alexa ed Echo di Amazon, o Google Assistant, l’Home Pod di Apple stanno spingendo il digital audio marketing verso nuovi territori inesplorati generando nei clienti nuove esperienze sensoriali.
Gli smart speaker sono sempre più parte integrante della vita quotidiana, non solo tra le mure domestiche; a livello globale l’85% di possessori le utilizza per ascoltare musica in streaming e le nuovi abitudini connesse a questi nuovi touchpoint stanno ulteriormente arricchendo il customer journey (il processo di interazioni tra consumatori e brand). (Fonte: Report 2020 NPR.org)
Quasi il 43% ascolta la musica più volte al giorno e un altro 20% lo fa almeno una volta al giorno.
A guidare i servizi di pure play music (a pagamento), nonostante la crescita stellare dei servizi di Amazon Prime è Spotify con una quota di mercato del 35%, segue Apple Music al secondo posto, Google con YouTube Music è quinta.
Spotify: 286m utenti / 130m abbonati
Apple Music: 60m abbonati
Amazon Music: 55m clienti
Tencent Music: 657m utenti / 42.7m abbonati
YouTube Music: 1bn music users / 20m abbonati
Pandora: 60.9m utenti / 6.2m abbonati
SoundCloud: 175m utenti
Deezer: 16m utenti / 7m abbonati
I numeri di Spotify
Spotify è il servizio di streaming audio globale più popolare, lanciato nel 2006 ora è disponibile in 79 mercati.
Sono 320 milioni gli utenti attivi mensilmente e grazie alla pandemia, nel 2020 sono cresciuti del 30%. (Fonte: Report Q3 2020 Spotify)
Se 144 milioni sono gli utenti Premium, ovvero gli abbonati, il 55% utilizza la versione free, con spot pubblicitari ogni 30 minuti.
Il 72% dei Millennials utilizza l’account freemium e questi sono anche i principali destinatari della comunicazione pubblicitaria.
Spotify conta in Italia, circa 10 milioni di utenti unici attivi ogni mese, il 47% dei quali ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni, il 23% degli utenti sono freemium ed hanno una laurea e il 32% ha una capacità di spesa medio alta avendo un reddito minimo superiore ai 30.000€ annui.
Se pensate che le persone che usano Spotify trascorrono, in media, 2,5 ore al giorno, anche Spotify diventa una piattaforma unica per la promozione per il proprio brand.
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